PROLOGO: Chicago, USA
(eddovesennò?)
Non c’è locale più gay del
gay del Blue Oyster. Qui il
testosterone vola, gli orecchini si sprecano, il make-up è parte integrante dell’atmosfera,
gli alcolici rappresentano una buona parte della circolazione sanguigna, e le
macchinette dei preservativi sono sempre vuote!
Oh, sì, ed è frequentato
dalla fauna più bizzarra della città: quella che di giorno lavorava per
guadagnarsi da vivere in abiti conformati, ‘normali’, e che di notte viveva per
lavorarsi qualcun altro, con addosso gli abiti più succinti possibile.
Il Blue Oyster è anche IL
locale omo di Chicago: i suoi 500mq sono concepiti per ospitare la più alta
densità umana concepibile. Bisogna avere il lubrificante addosso per muoversi
agevolmente.
O essere degli eroi.
MARVELIT presenta
Episodio 13 - Prigioniero di Sore Sir!
“E voi siete degli
eroi…almeno credo. Fra un casino e l’altro, avete messo su il vostro bravo
curriculum, e vi siete guadagnati il diritto a risolvere questo mistero (mai
vista una simile sfilza di supercriminali balordi in una volta, a proposito). È
una boiata perfino per i vostri standard, lo so, ma è anche un periodo di
fiacca. E dopo che mi avete demolito per la quinta volta la nostra stanza dei
pericoli,” qui, gli eroi in questione,
Ø
Mister Immortal, che come diceva il nome aveva il brutto vizio di restare vivo contro
ogni trauma possibile,
Ø
Big Bertha,
grossa nel nome e nel corpo. Fortunatamente, poteva controllare la gravità
intorno a sé, o avrebbe sfondato il pavimento.
Ø
Flatman, una
sfoglia umana dal cervello raffinato,
Ø
Doorman,il
cui oscuro corpo era un’interfaccia dimensionale,
Ø
Dinah Soar,
la misteriosa creatura alata,
Ø
Moonfang, il
licantropo della Prima Stirpe,
Ø
Thundersword,
l’uomo potenziato dalle energie dello stesso Arcano,
provarono improvvisamente il
desiderio chi di fischiettare, chi di osservare una ragnatela, chi di mettersi
a pensare a qualche bella equazione e chi di spulciarsi…
Pierce sospirò. “Lasciamo
stare.” Indicò i file aperti davanti agli eroi. “Come vi ho detto prima, da
quel locale, c’è della gente che non esce più. Alcune denunce sono vecchie di
diversi mesi…”
“Come mai hanno aspettato
così tanto per denunciare la scomparsa?” lo interruppe Mister Immortal.
“I loro amici e/o compagni
non hanno avuto il coraggio di farsi vedere: temevano che sarebbero stati
ritenuti responsabili. Quanto ai parenti, si vergognavano di fare muovere le
autorità; si erano convinti che si trattasse di fughe romantiche. Dunque,
dicevo: dai rapporti risulta, finora, che gli scomparsi sono tutti maschi, i
‘migliori’ della categoria. Salute, soldi, età: tutti adulti e vaccinati,
insomma.
“Scoprire
il perché ed il percome spetta a voi. Come al solito, evitate…no, cercate di evitare, per favore, di fare
danni all’urbanistica cittadina.” Il tono era quasi supplice, ma quando
accarezzò ‘distrattamente’ la canna del fucilone a plasma a tripla canna e
caricatore multiplo con lanciagranate incorporato, loro annuirono con molta
convinzione!
Quella sera stessa, la porta
di uno dei magazzini dimessi dei Magazzini
Loreson si aprì e ne uscì la ‘familiare’ blu e bianca con a bordo la
formazione al gran completo.
Visione paradisiaca, per il sicario
appostato nell’edificio adiacente ai magazzini. L’uomo ridacchiò: questa volta,
aveva previsto tutto. L’hardware era
in Inglese stretto, il manuale di istruzioni pure. L’arma, un missile
terra-terra ‘intelligente’ a ricerca automatica della NATO, aveva abbastanza
potenza esplosiva da ridurre anche Immortal ad un cumulo di polvere. La rampa
di lancio era sistemata di modo che anche un lancio errato l’avrebbe portata
ben lontana dal suo edificio. Le batterie del telecomando erano cariche.
Bravi così, eroi…ancora un po’…eeeVAI! Il sicario premette il pulsante. Vide la fiammata,
vide il missile sfrecciare verso il suo obiettivo…e lo vide voltarsi di colpo.
E venire nella sua direzione!! Cos’è
quello? L’uomo focalizzò il binocolo: sì, c’era adesso un cartello sul
dorso del missile. Diceva…Fate l’amore, non la guerra!
Sì,
era proprio un missile intelligente. Purtroppo!
“Ohh, per una volta tanto
almeno tuona col nuvolo,” disse Mister Immortal levando lo sguardo al cielo.
“Meno chiacchiere, gente,”
disse Big Bertha, ora nella sua forma smagliante di Ashley Crawford. “Pensiamo
piuttosto a un modo di portare i responsabili di questi rapimenti allo
scoperto. Non credo che funzionerebbe fare irruzione e sbatacchiare qualche
povero cristo qui e là.”
“Awww!” fu la generale
risposta a quelle parole. Lei fece finta di non avere sentito, e proseguì,
“Dobbiamo lanciare loro un’esca appetibile. Loro rapiscono l’esca, noi seguiamo
l’esca e a quel punto meniamo le mani.”
“Dico, non vorrai mica
fregarmi il lavoro, vero?” fece Immortal, offeso.
Lei gli fece un gran sorriso.
“Non ci penso nemmeno, intrepido leader.”
“E chi usiamo, come esca?” chiese Flatman. “Insomma, io non ne conosco
di gay disponibili a fare una cosa del genere.”
Il sorriso di Ashley, questa
volta, aveva un che di inquietante. “E chi ha parlato di usare un gay?” il suo
sguardo si fissò intensamente…su Moonfang. Lui si guardò intorno voltando la
testa a raffica, magari sperando fino all’ultimo che…no, intendeva proprio lui.
Si ingobbì tutto, gli si abbassarono le orecchie ed emise un uggiolio
miserabile.
Lei gli grattò il mento con
l’indice. “Su, non fare così: ti prometto che ne varrà la pena…dopo.Y”
Al
lupo tornò di colpo il buonumore. Annuì a ripetizione.
L’ingresso al locale era una
mezza bolgia. Uomini e donne stavano quasi venendo alle mani pur di garantirsi
il posto migliore per primi. La ragione? Un cartello vicino alla porta
dichiarava a caratteri cubitali l’esibizione degli spogliarellisti del gruppo
dei MiXXX. Sotto e sopra quelle parole, stavano le foto di quattro uomini e
quattro donne in pose seducenti, gente che avrebbe sbaragliato facilmente i
loro colleghi californiani.
I due buttafuori avevano il
loro bel daffare; ancora un po’, e avrebbero finito col tirare fuori
l’artiglieria…quando, improvvisamente, la folla si chetò. I due omoni, pelata
d’ordinanza e occhiali neri, videro la folla dividersi come il Mar Rosso al
comando di Mosé. Parecchi fischi volarono all’indirizzo del responsabile, il re
di tutti i licantropi, vestito solo di una collana di zanne.
E Moonfang avanzava come un
re, il maschio superiore e conscio di esserlo. Non degnava i suoi ammiratori di
un solo sguardo. Si avvicinò ai buttafuori e, chinando appena la testa verso di
loro, disse, “C’è ancora un tavolo libero?”
Quelli quasi si inchinarono
nell’aprirgli la porta. Subito il mannaro fu investito da una cacofonia di
suoni ed odori che quasi lo mandò in sovraccarico! Scosse la testa. Spero che mia madre non lo venga mai a sapere!
Entrò. E non si avvide dello
sguardo complice che si scambiarono i buttafuori…ma quell’atteggiamento durò
poco comunque: appena le porte si furono chiuse, furono quasi sommersi dalla
calca moltiplicò i suoi sforzi per entrare!
Dentro, il lupo mannaro
divenne mezzo sordo e fu colto da un’ondata di nausea. Si trattenne dal correre
al bagno solo perché temeva che un’altra sollecitazione odorosa lo avrebbe
steso di brutto! Il guaio era che non si era mai trovato in un ambiente chiuso
(e scarsamente ventilato!) con una simile concentrazione di umani. Per giunta,
considerando che loro erano i nemici atavici del Popolo, fu lui, conscio
dell’ovvia inferiorità numerica, a provare i primi sintomi di fifa tremens.
La musica dall’altare del
deejay si fermò in quel momento. Nel locale, a mano a mano che ci si rendeva conto
della natura del nuovo ospite, il silenzio si stese a macchia d’olio. Tutti si
voltarono a guardarlo, molti deglutendo rumorosamente.
Poi, un riflettore fu puntato
su di lui, macchia di luce nel locale semibuio. “E guardate un po’ chi abbiamo
qui, stasera, gente!” gridò una voce femminile. Veniva dall’altare. “Allora,
ragazze, non vi fa venire voglia di cambiar sponda? Ragazzi, bisognerebbe
legalizzare i matrimoni omo solo per tutti quei muscoli, non siete d’accordo?”
rispose un coro di ululati e di assensi entusiasti. “Coraggio, gente,
facciamogli vedere che siamo degni della sua attenzione! Scatenatevi come solo
qui sapete fare, danzate come dei veri pavoni, fuori il ritmo! E qualcuno gli
paghi da bere!” la stessa Deejay si scatenò in un ululato, e riprese a darci
dentro con un pezzo che per Moonfang era una tortura.
Lycus si diresse verso il
bar, non senza venire carezzato e ‘pakkato’ senza tregua. Quando questa storia
fosse finita, avrebbe dovuto radersi la pelliccia, per togliersi quella puzza
d’uomo di dosso.
Arrivato al bancone, non fece
neppure in tempo a sedersi, che il barista gli posò davanti un bicchiere con un
liquore alle pere. “Questo e molti altri li offre la casa, cagnaccio,” fece il
barista, un giovane con un ‘moicano’ a tinte azzurre, tre orecchini per
orecchio e una stella nera dipinta sulla guancia. Gli fece l’occhiolino.
‘Fang
prese il bicchiere e lo buttò giù d’un fiato. Lo posò sul bancone. Il bicchiere
vuoto scomparve velocemente e fu sostituito da uno con del liquore alle prugne.
‘Fang si bevve anche quello, e il giro ricominciò.
“Singolare,” disse Flatman,
osservando la scena. La telecamera nascosta in una delle zanne della collana stava
funzionando alla perfezione. “Nonostante la gente tenda a sentirsi a disagio
alla presenza dei licantropi, Moonfang non sembra avere tale effetto.”
“Forse ha a che fare col
fatto che si tratta di una folla, sai com’è,” disse Mr. Immortal, pulendosi distrattamente
il naso. “Insomma, se adesso qualcuno là se la fa sotto, ci sarà un bel
fuggifuggi. Ma visto che li sta attizzando, dovrà solo preoccuparsi di essersi
messo una cintura di castità sotto la pelliccia.”
“Giusto. Non ci avevo
pensato…” Harold Ventura osservò il suo capo come fosse un alieno.
Immortal
fece spallucce. “Ehi, ho studiato anch’io, cosa credi?”
Al decimo bicchiere, non
aveva neppure un accenno di ciucca -il suo sistema immunitario poteva reggere a
ben altro. In compenso, il suo olfatto era gradevolmente ottenebrato, e quel
posto, finalmente, non era più così nauseabondo.
Persino il rompiscatole che
gli si era seduto era diventato olfattivamente più sopportabile. Se solo fosse
anche schiattato sul posto, lo avrebbe apprezzato di più.
“Ti piace vivere
pericolosamente, vedo,” disse il giovane, uno che nella vita ‘normale’, almeno
a suo dire, lavorava a Wall Street. In effetti, puzzava di soldi guadagnati col
sudore degli altri. Moonfang lo vide indicare il bicchiere vuoto. “Preferisci
fare certe cosine sotto la protezione di Bacco?”
‘Fang si guardò intorno. Lo
spettacolo di spogliarello era iniziato. I ferormoni volavano. Le grida del
pubblico rivaleggiavano col volume della musica. Che noia! Per quanto cercasse
di fare attenzione, in quel posto non sembrava esserci nulla che indicasse
attività sospette. Per giunta, non sapendo a che punto dovesse succedere
qualcosa di sospetto, e come potesse succedere, non sapeva cosa aspettarsi. Se
i drink erano drogati, era andata male…
Già.
Annusò un bicchiere vuoto…
Hmm, niente anestetico, apparentemente; ma, con il naso dopato, non avrebbe
potuto distinguere la mandorla dal cianuro. Obbe’, finché non gli faceva
niente…
Gli venne cambiato il
bicchiere, e l’undicesimo sparì nella strozza subito dopo. Osservò di nuovo il
palco: ormai il numero stava arrivando al clou. I MiXXX erano rimasti in tanga
-gli uomini- e in una doppia striscia di tessuto che, passando giusto sui
capezzoli, si congiungeva all’inguine -le donne…e, non c’era una di loro che lo
stava invitando con un dito?
Moonfang
si scoprì a sorridere. Non era ubriaco, ne era sicuro, ma improvvisamente gli
venne in mente che non sarebbe stata una brutta idea, di mettere un po’ di pepe
allo spettacolo…
“Signori, credo che ci
siamo,” Flatman allungò un dito verso un monitor che mostrava i dati
fisiologici di Lycus. “Improvvisa alterazione dei valori: battito cardiaco,
respirazione, temperatura…”
Immortal
ridacchiò. “Direi che il pelosone sta andando in tiro forte…e non fare quella
faccia, Harold: quei valori sono assolutamente tipici di un simile stato!
Preoccupiamoci piuttosto di prepararci ad entrare in azione. Lo sappiamo bene
che in condizioni normali, zannabianca se ne fregherebbe di quegli
esibizionisti.”
Su
un altro monitor, il palco si stava facendo sempre più vicino…
Moonfang saltò sul palco.
Immediatamente, gli otto spogliarellisti gli furono intorno, nella più
seducente coreografia che potessero improvvisare. Un uomo ed una donna gli si
attaccarono alle gambe. Altri due alle braccia., dandosi da fare con degli
strofinii inequivocabili Gli altri quattro ballavano, alternando i propri passi
al ritmo di ‘Maniac’ a genuflessioni adoranti. Il pubblico era in delirio.
Moonfang rispose con un
potente ululato di sfida. La deejay rispose a tono. “Sì! Così! Scatenate la
bestia che è in voi, gente, fate un applauso con i fiocchi per il nostro ospite
d’onore!”
La sala stessa tremò sotto la
forza degli applausi. Moonfang ruggì la sua sfida alla folla. Afferrò la donna
che lo aveva invitato sul palco, e la sollevò per esibirla come sua preda. Lei
spalancò le braccia come stesse volando.
Il palco fu inondato dalla
luce dei riflettori, e in pochi istanti la luce divenne accecante.
Poi la luce si spense di
colpo. Quando gli occhi degli spettatori si fossero adattati, il palco sarebbe
stato vuoto.
Prima che qualcuno potesse
commentare il successo della serata, una sagoma umana, nera, circondata da un
alone di energia, apparve su una parete. Da quella sagoma emersero poi i
Vendicatori dei Grandi Laghi. “Che nessuno
si muova!” urlò Mr. Immortal. E, ai suoi compagni, “T-Sword, Flatman, sul
palco! Controllate ogni possibile trappola, botola o che altro, e…” Poi se ne
accorse. E non solo lui.
Il pubblico non era affatto
spaventato. Nessuno faceva neppure finta di fuggire…anzi, in parecchi stavano
guardando gli eroi in body ed armatura con una strana luce negli occhi…
Flatman deglutì, già
immaginandosi come lo avrebbero
sfruttato.
Qualcuno nella folla iniziò a
sbattere le palpebre. Mr. Immortal impallidì. “Ritirata strategica, Doorman?”
“Troppo tardi, capo,” disse
quello, già circondato da ammiratori degli ‘uomini del mistero’. La voce gli
tremava leggerissimamente. “Che facciamo, adesso?”
Luci
soffuse. Un armadio in giacca borchiata da motociclista, baffoni e berretto
prese il leader in una posa da ballerino. Dagli altoparlanti partì un tango.
Non si ricordava un simile
mal di testa da quando, per il rito di passaggio, non aveva accettato di farsi
mettere il cranio in una tagliola e provare il suo coraggio. Fortunatamente,
era il 1240, e non ci sapevano fare molto con quegli attrezzi.
Si sentiva un bocca un
saporaccio tremendo. Yap, insieme all’alcool, si doveva essere bevuto miscele
di ferormoni. Va bene che era l’esca, ma ricordava nebulosamente di essere
entrato in pieno ciclo riproduttivo anzitempo… Chissà cosa aveva…
…fatto…
…in quello…
…stato?
Facendosi quella domanda,
voltando la testa, vide che a) era in una stanza dalle pareti rosa, b) giaceva
su un letto emperor-size, c) era circondato dai MiXXX, tutti in abito
adamitico, sfiniti e d) c’era un odore inequivocabile nella stanza[i] e
addosso a lui stesso.
Quasi gli cascò la pelliccia.
Afferrò velocemente un lenzuolo e se lo portò pudicamente al petto. Si guardò
disperatamente intorno, alla ricerca di una via d’uscita, una qualunque..!
In quel momento, si aprì
l’unica porta -a forma di cuore. Ne emerse un uomo che più effeminato non si
poteva. Una figura mingherlina, dalla carnagione pallida, compensata da uno
strato geologico di trucco in volto. Indossava un abito di lamé sul corpo così
glabro che non sembrava neppure possedere un attrito. Gran boa rosso intorno
alle spalle, tacchi discretamente alti, cappello alla Liz Taylor. Nella mano,
reggeva un bocchino d’avorio terminante in una sigaretta aromatizzata alla
rosa. “Ah, il nostro nuovo approvvigionatore si è svegliato, alla fine,” disse
con una voce intonata all’aspetto. Era circondato da quattro delle più orrende
guardie del corpo immaginabili: veri rospi su due gambe, tozzi e muscolosi,
dalla pelle liscia verde a grosse macchie azzurre, con indosso un paio di
mutandoni viola.
“’Approvvigionatore’?”
L’uomo fece una risatina alla
Wanda Osiris. “Ohohohoh, ma che sciocco che sono.” Si avvicinò al lettone, e
porse una mano pesantemente inanellata al mannaro. “Io sono Sore Sir, lupacchiotto.” Era chiaro che
voleva farsela baciare.
Moonfang fu lesto a fare
scattare le zanne verso l’arto, ma Sore Sir fu altrettanto lesto a ritirare la
mano. “Tsk, che maleducato.” Gli soffiò contro una nuvola di tabacco rosee;
‘Fang starnutì a ripetizione. “Ma cosa serpe sei, tu?” chiese quando l’accesso
di starnuti fu passato.
Sore Sir annusò
voluttuosamente l’aria carica di odori. “Oh, qualche centinaio di anni fa ero
un mago minore. Non avevo ancora terminato il mio apprendistato presso quella
stupida accademia di H…, che realizzai che il vero potere non si otteneva
manipolando le energie ambientali come il Mana. Capii che la più grande fonte
di potere istantaneo è il sesso! Un’esplosione di energia senza pari, e
soprattutto rinnovabile senza il minimo sforzo: tutto il lavoro lo fanno gli
altri, a me spetta solo raccogliere attraverso i miei avatar.” Indicò gli
uomini e le donne esausti e guardò con ammirazione l’uomo-lupo. “Nessuno li
aveva mai ridotti così: di solito va al contrario. Vuol dire che mi darai molta
più energia,” sfarfallò con la mano. “Sapessi quanta ce ne vuole solo per
tenersi giovani e belli!”
Solo per curiosità, ‘Fang
chiese al suo ‘carceriere’, “E cosa ha a che fare la natura delle tue magie con
il tuo aspetto?”
Lui si toccò il boa di struzzo. “Questo? Ohohohohoho, sai,
ne ho viste tante di bizzarrie di questi mortali umani, ma quest’idea dei
maschi di usare abiti da donna è così kitsch
che è un amore!” Fece per andarsene. “Ora riposati, tesoro, che non devi
sprecare le forze. Se hai bisogno di qualcosa, chiedi ai miei ragazzoni.
Ciao-ciao.”
“Aspetta un attimo, tu!”
Moonfang saltò dietro al sedicente stregone…e rimbalzò come una palla contro un
muro di tre rospacci, finendo poi a terra. “Ouch,” disse, massaggiandosi il
naso. “Ma di cosa siete fatti?”
“Noi siamo gli apprendisti di
Sore Sir,” dissero i tre rospi all’unisono. “Lui dice di tenerti fermo. Noi ti
fermiamo.”
Lycus scattò in piedi.
“Apprendisti? Di quell’impomatato? Credevo che gli piacessero solo le cose
belle!”
Il quarto rospo fece
spallucce. “Vicino a lui, nessuno deve essere bello. Non ti illudere,” aggiunse
con un indice ammonitore, “se ti tiene in forma è solo per sfruttarti fino alla
fine. Di te resterà solo un guscio avvizzito.”
“Capisco.” Moonfang si leccò
le labbra. “Sapete, ora che ci penso tutta l’attività di prima mi ha messo
addosso una gran voglia di calorie. E con un po’ di fantasia, voi sembrate gli ingredienti di un bel
piatto di Sushi…” un sordo brontolio gli scappò dallo stomaco e dalla gola.
I suoi carcerieri
cominciarono a sudare freddo. “Una merendina?” disse uno di loro, tirando fuori
un pacchetto la cui marca il lupo riconobbe fin troppo bene! “No grazie,”
rispose, infatti. “Mi ha fatto venire il mal di denti una volta, e mi basta[ii]. Ho
voglia di voi!” E si avventò.
Quelli,
abbracciandosi a vicenda, urlarono all’unisono, “MAMMA!”
Seduto davanti alla sua
toilette, Sore Sir stava rifacendosi il fard, quando la porta esplose in mille
pezzettini. Moonfang ne uscì reggendo un Apprendista per zampa per le mutande.
I rospacci erano alquanto malconci.
“’Ciao-ciao’ lo fai a qualcun
altro, vampiro!” ringhiò l’eroe.
Il mago se ne uscì in un
sospiro teatrale. “Questi Apprendisti sono davvero peggiorati, da quando Capitan America li ha corrotti con
quelle merendine. Ah, e dire che non ne volevo più sapere di superuomini come
fonti di energia, per questo ho aperto la catena Blue Oyster.”
“E allora tu la chiudi, razza
di depravato! Nessuno in 800 anni mi
aveva umiliato così!”
“Umiliato?” ridacchiò il
maledetto. “Ma se tu per primo te la sei spassata come un matto. Non ero mai
stato così rinvigorito in 600 anni!”
A quel punto, rivoli di fumo
pre-eruttivo uscirono dalle orecchie del lupo. “Tu…tu…”
“Ooh, Apprendista?” fece Sore
Sir chiamando con gesto civettuolo. Si aprì una porta e nella stanza entrò un
quinto rospaccio. “Mettilo a nanna, ma non me lo rovinare,” disse il mago. “Non
si sa mai, magari riesco a riciclare la pelliccia.”
L’Apprendista fece un passo
in avanti. Il licantropo gli diede un cazzotto maiuscolo…e l’Apprendista fu
sostituito da due copie di sé stesso. “Tutto qui?” dissero i rospi?
Lycus fu più che felice di
darci dentro! Giù un colpo, poi un altro, poi un’artigliata, poi una zannata,
poi un calcio -il tutto alla maggiore velocità lupinamente concessa…
Purtroppo, causa previo
spompamento, alla fine fu lui a restare ingobbito dalla fatica, con un metro di
lingua felpata. In compenso, nella stanza ora c’era almeno una dozzina di
Apprendisti tutti belli pimpanti. “Pronto per il secondo round?” dissero quelli
crocchiandosi le nocche.
“Basta...che facciate…in
fretta*mmff!*” protestò Sore Sir, schiacciato contro una parete da una schiena
chiazzata.
“Se è questo il caso, lascia
che ci pensiamo noi!” disse una nuova voce. Subito dopo, un braccio sottile
andò ad avvolgere come un lasso tutti gli Apprendisti. Il mucchio fu poi tirato
verso la sagoma transdimensionale di Doorman! Le creature urlarono, e non
poterono fare altro, prima di venire inghiottite.
Flatman riportò il braccio a
lunghezza normale. “Fossero tutti così facili…” disse.
Sore Sir formulò mentalmente
un incantesimo per risolvere quel nuovo problema…quando si ritrovò percorso da
una scossa elettrica! “Ahia! Vacci piano, sai? Fa male! E poi mi bruci
l’abito!”
Dietro di lui, Thundersword,
che non era riuscito a sfuggire alla spoliazione di metà della sua armatura,
tenne la sua lancia-saetta a un pelo dal lamé del nemico. “Marrano, meriteresti
che ti bruciassi molto più che il tuo vile straccio!”
Mr. Immortal, i capelli
ancora più scompigliati del solito, la faccia coperta di impronte di rossetto, e
decisamente nervoso, si avvicinò a Sore Sir. “Dunque tu sei il responsabile di
questo casino! Credimi, dove stiamo per mandarti non troverai più molte
occasioni di ‘nutrirti’ come ti piace fare!”
Sore Sir fece una faccia
stizzita. “Tss, e dove mi manderete, in prigione? Semmai, lì mi farete solo
diventare più forte.”
Immortal sorrise come un
gatto allegro. “Ti piacerebbe, vero? A proposito, per il futuro, non mettere il
tuo ingresso proprio sotto un palco che non sia a prova di Big Bertha.”
“Ts, solo perché uno vuole
risparmiare l’energia per il teletrasporto, glielo devono anche rinfacciare!”
“Basta chiacchiere, ora.
Doorman!”
“Con
piacere immenso, capo,” fece il giovane, avvicinandosi al mago…
Texas, USA
“Ed apriamo la nostra
consueta riunione degli Astinenti Imperterriti presentandovi un nuovo
volontario. Che il suo esempio ad abbandonare la via della perdizione sia di
nuovo fuoco alla causa di Nostro Signore. Amen!”
“Amen!”
fecero in coro gli occupanti della stanza, con un tale vigore che quasi
soffocarono il rumore del grilletto del fucile che il predicatore tenne ben
puntato alla testa di un pallidissimo e piangente Sore Sir.
Tokyo
«Hmm, per una volta tanto,
non sono venuti qui per distruggere la città.»
«A chi lo dici! Sono i miei
preferiti quando sono così belli cicciosi e spaventati.»
Gli
Apprendisti di Sore Sir fecero invano mucchio, stringendosi l’uno all’altro,
biascicando qualcosa di incomprensibile, mentre, inesorabilmente, il cerchio di
pescatori che si era visto piombare dal nulla tutto quel bel pesce fresco si
strinse intorno a loro. Molti coltelli brillarono alla luce del Sole…
“Dici che finiremo sui
giornali, per questo?” chiese Flatman, contandosi gli strappi del costume. Non
era stato così maltrattato da quando finì in una casa sorvegliata da un
mannaro.
“Spero proprio di no,” disse
Ahsley, tenendosi in grembo la testa di un Moonfang addormentato come una
roccia. “A costo di pagare personalmente tutte le famiglie di quella…gente, non
intendo essere associata a questa missione. Mai!” Storse il naso. Prese dalla
collana di zanne la microcamera e la diede a Thundersword, che la ridusse in
cenere. Allo stesso modo, non ci sarebbe stata nessuna registrazione per lo
SHIELD.
L’auto dei VGL fuggì a tutta
birra nella luce dell’alba.